Caro Gianfreda

di maestro N. Carrino

Ricevo oggi materiale riguardante il tuo già vasto e impegnato produrre e ti rispondo in vista al contribuire, col mio pensiero, se possibile, al presentare la tua prossima mostra a Milano e Possagno. Dico se possibile, in quanto la tua lettera in accompagno inviatami, è sufficientemente rispondente e funzionale. Nella lezione arganiana che non ho potuto e non potrò mai dimenticare, è l’artista, per primo a dare ragione del suo esprimersi, del suo modo di vedere, analizzare e interpretare il mondo. L’arte è comunicazione e per l’artista, l’oggetto che ne invera il pensiero, altro non è se non possibilità comunicativa. Strumento possibile del porsi in relazione. Produttivamente si spera. Produttività che risponde a coerenza. Metodo che non sia soltanto costruzione ideologica, quanto fondamento di dubbio. Apertura alle possibilità dei linguaggi come del proprio linguaggio dell’arte. L’arte come tu dici e confermo è questione di forma. Da essa non può prescindersi. Si tratta solo di individuare quale forma estrarre dal costrutto cosmico di cui siamo pure noi viventi e pensanti, parte integrante. L’approccio ad una parzialità della forma, come forma di appartenenza, e scopo della singola visione interpretativa dell’artista. Certo nella coscienza dello specifico ambito che non può non fare riferimento o perlomeno tenere conto di quanto prima operato e predisposto in esperienza da tutta l’arte, nella multiformità che il sistema infinito, permette. Forma è sempre questione dell’uno e del molteplice, dell’uno conseguente il principio dello zero, e del suo moltiplicarsi aggregativo, organico o      dis-organico. L’artista è stato sempre in concorrenza con la natura.  La scienza ne legge sempre più in progresso, le originarie possibilità costitutive. Il ciclo non si ferma mai. E’ riproduttività, rigenerativa, evolutiva costante. Forma, non forma, informe, difforme. Costruire, distruggere, decostruire, ricostruire. Di volta in volta in un turn-over dis-organizzato. Volontaristicamente o meglio in risposta al necessario determinante. L’arte deve rispondere a funzione di necessità. Essere intrusione di cambiamento e novità. Cambiare il circostante. Cambiare l’artista. Cambiare se stessa. I materiali sono strumenti. Sia materiali già disponibili alla formazione, che materiali già formati, nell’uno e nell’altro caso già predisposti e preparati. Preesistenti. Operiamo solo scelte intenzionali e producenti possibilità di funzione. In alibi continuo di vita sostenibile. Sei passato attraverso l’esperire la forma modificabile per sistemi di tenuta d’insieme. Sono state forme modellabili in ondulazione paesaggistica. Intendi connettere ed hai connesso paesaggio e architettura. O possibile rimodellazione architettonica del paesaggio. In possibilità di nuova vita. Il convivere civile è visione paesaggistica, urbana e urbanistica. In essa si condensa, sviluppa e manifesta il confronto scambievole della comunicazione. Insieme cui noi contribuiamo a formare, e trasformare se necessario. Col nostro intervento, possibilmente misurato e misurabile. In tanto l’arte è ricerca del possibile e didattica al contempo. Fine didattico. Non solo nella scuola. In esteso nelle possibilità del sociale e del collettivo. A comprendere. A determinare scelte motivate. Determinate e determinanti. Vedo ora ti approcci ad una fase separativa, di separazione e disseminazione dei materiali, in situazioni pur unitariamente di insieme e composte. Rifacendoti come in origine naturale, al primario fondente e             ri-creativo. Magma ardente del vulcano che esplode e sommuove la terra con forza endogena, calorica, in dissoluzione. E poi tutto si raffredda in solidi principi di grovigli e risparmio di forme che chiedono nuova identità. Sono i paesaggi oggi di Olbia e della valle del Bradano. Come prima esistenti i distrutti ruderi greci del metapontino ed ancora sparsi a Selinunte. Assemblaggio di materiali casualmente accostati che sembrano richiedere ordine. Nella crisi economica che attanaglia, globale. E pur vigorosi nella totalità ambientale che ne registra in misura la forza generativa erompente. Si mostrano così accampate nello spazio le ultime forme, asimmetricamente relazionate. Cerchianti altrove sacri ambulacri. Prefigurando orizzonti schierati e reti sottese di rimando. Sculture in contrasto materico variante. Mutevoli. A volte sofferte e intrise di mistico essere. Il ciclo della forma accennato, ti appassiona e ti occupa sino a volerne cercare il possibile afflato dello spirito. Il significato del divino. Laddove il mistero fosse divenire di possibile rivelazione. Nel salutarti ed augurarti ogni fiducia e responsabilità in proseguo al cammino che ormai conduci con sicuri riferimenti, nel ritmo ripropositivo degli interrogativi formali, se ancora plastici o identitariamente Scultura, ti ringrazio per la stima che mi esprimi, conforto anche per me a poter continuare per quanto ancora consentito, la ragione di un progetto, che non è solo quello dell’arte e delle sue possibilità di forma, quanto quello, in rapporto e confronto, con l’esistere e l’umano esistente.

Nicola Carrino

Roma, 9 Dicembre 2013




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