Ricongiungere il disperso

di Monica D’Emidio

Dell’ombra e della forma segna un punto di svolta nell’opera di Alberto Gianfreda; la ricerca dei lavori precedenti era volta alla compressione di forze e materiali, per cui persino la carta era capace di assumere le stesse caratteristiche di pesantezza tipiche del marmo e del ferro, mentre le opere presentate in questa personale vanno verso il superamento della staticità e la scoperta del vuoto nella forma in divenire.

In mostra sono esposti una serie di studi realizzati con i materiali scultorei sbriciolati e usati come colore, che mirano a comprendere i rapporti di forza che generano la scultura.

Nella realizzazione delle tre scultura sembra emergere una sorta di politica contenitiva del caos, che gestisce i rapporti tra i principali materiali usati: il ferro incarna il principio razionale mentre il legno quello irrazionale. La fascia metallica agisce da forza ordinante sugli elementi in legno che si dispongono nello spazio creato da questa secondo tre logiche differenti, tre sculture autonome, identificabili però con le fasi di un medesimo processo.

Il primo approccio ordinante è Time Table: solidi lacci in ferro abbracciano le assi di legno indisciplinate, che si accalcano all’interno di essi e sporgono nello spazio esterno, determinando così una forma aperta, sul punto di nascere e di crollare.

In Luogo d’ombra la forma complessiva si è chiusa e la forza ordinante è raddoppiata: una fascia contiene gli elementi alla base, un’altra all’estremità. Entrambe si fanno spigolose, costringendo la forma ad un aspetto austero: un totem geometrico al cui interno si fa spazio l’ombra, custode di un nuovo fulcro di forza modellante.

E’ da questo spazio interno che ha origine la forma complessa di Grande buio. In quest’ultimo procedimento si viene a creare una nuova armonia tra legno e ferro, il quale non esercita più una forza contenitiva, ma avvolge la forma e, moltiplicandosi, la accompagna nel suo divenire.

Probabilmente l’ordine con cui si è letto il lavoro di Gianfreda è arbitrario e non risponde necessariamente a una realtà cronologica. Come in ciascuna opera, la fascia di ferro ricongiunge elementi distanti, altrimenti dispersi, così un filo rosso si mette al lavoro e ricongiunge lavori differenti che, interagendo tra loro, fanno nascere nuove forme di concetto.




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