Alberto Gianfreda, la scultura dialoga al suo interno e si afferma nello spazio

di Andrea B. Del Guercio

Il percorso espressivo di Alberto Gianfreda presenta i caratteri esemplari di un’attività di ricerca condotta con attenzione e rigore sul costante rapporto dialettico tra i materiali, il legno ed il ferro, la terra e il ferro, la pietra ed il ferro; tra la forma strutturale e l’energia aperta, tra il peso reale e la leggerezza delle emozioni,  tra il tema della compattezza che stringe e racchiude e l’idea  che svela;  in questi anni l’attività ed il lavoro si sono caratterizzati attraverso un processo di acquisizione di esperienza e quindi lungo un consolidamento nella produzione sistematica dei materiale plastici e di configurazione delle opere, articolate tra soluzioni implose nella presenza magmatica della terra refrattaria od in rapporto con lo spazio e le funzioni concettuali della percezione.All’interno dei percorsi di ricerca e di produzione, hanno trovato spazio significativi momenti espositivi e soprattutto tangibili occasioni di committenza pubblica caratterizzate da forme di istallazione a carattere permanente; all’interno dei rapporti che intercorrono tra la sperimentazione dedicata ai linguaggi visivi della scultura ed ancora di fronte agli atti espressivi di progettazione e di verifica operativa tra la tangibilità estetica e le funzioni ad essa collegata, si è venuta a configurare la prima maturità di Gianfreda.

Ogni nuovo e recente momento espositivo, soprattutto se a carattere personale, cioè qualificato dall’occupazione autonoma dello spazio attraverso la scultura, hanno messo in evidenza e sottolineato il conseguimento esperienziale di un terzo dato tematico; lo spazio. Se la scultura nasce dalle interferenze tra due materiali e forme distinte ed autonome, tra valori diversi, tra nature contrastanti nella dialettica delle intenzioni, la cultura  visiva di Gianfreda, cioè l’essenza della sua ricerca espressiva e la valenza estetica percepita dalla fruizione trova ragione e valore nella presenza dell’opera nello spazio, nel territorio percorso dallo sguardo e dal gesto, dal movimento verso la lettura della tridimensionalità.

Dalle piccole dimensioni dei materiali dialoganti alle grandi architetture sostenute e alleggerite dalla rete di relazioni, dal legno al ferro, dalla tavola al piombo, dalla superficie rotante alla definizione conclusa e inagibile di un’area, i valori in gioco subiscono senso e valore nella collocazione ambientale, si affermano all’interno dei processi di istallazione; ogni opera di questi ultimi anni dimostra di aver maturato all’interno dei suoi processi creativi la coscienza dello spazio e quindi l’esigenza di superare la dialettica interna per proiettarsi oltre, per affermare le relazioni, per cercare la trascrizione della sua natura artistica con la percezione estetica.

Tavole e ferri che si inseguono, materie serrate e ricucite tra di loro, che continuano a confrontarsi lungo un percorso insanabile ed inarrestabile, profondamente caratterizzato da una natura progettuale instancabile, perseguita con l’equilibrio della partitura musicale, attenta alla ricerca di sottolineature improvvise, acuti, e di nuovo movimenti che si arrovellano su se stessi; ovunque lo spazio lega il movimento della superficie, le sue dilatazioni e la sua distribuzione nel dialogo silenzioso delle materie povere, osservate con attenzione da Gianfreda. Nasce e si afferma una scultura che ha radici attente e colte nello spirito e nella volontà della ricerca contemporanea, che si apre al confronto con l’eredità analitica e che si afferma attraverso la centralità dei processi di elaborazione linguistica dell’arte.




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