Alberto Gianfreda

di Matteo Galbiati

Fin dagli esordi del suo percorso artistico la sua riflessione è maturata dall’interesse per le qualità intrinseche dei materiali che, grazie ad una profonda conoscenza, sviluppata col tempo e con lo studio e l’esercizio delle loro proprietà tangibili e nascoste, vengono da lui lavorati e presentati in maniera inattesa. Quello che cerca e sonda sono le loro energie occulte, le forze inesprimibili che li connaturano, in una tensione plastica incipiente. Vengono manipolati e restituiti poi in forme semplici e basiche, rispettando sempre la loro apparenza visibile legata alla nostra esperienza. Il ferro è lasciato grezzo, freddo liscio e grigio, o aperto alla sua possibile alterazione temporale. Così come il legno, il vetro, la carta, la ceramica. Comprendiamo subito cosa gli oggetti siano, o meglio sappiamo di cosa sono fatti, ma quello che ci spinge ad un livello successivo di analisi è l’accostamento e la compenetrazione che Gianfreda fa di questi: i materiali si mischiano, si legano, si intrecciano, si comprimo e dilatano gli uni negli altri. Le categorie di valutazione del carattere in potenza di ciascuno vengono meno ai nostri occhi. Le sovrapposizioni create dal giovane artista spingono la nostra sensibilità ad una revisione delle proprie esperienze e del proprio giudizio e a ri-strutturare le nuove categorie appena dedotte. Lo sviluppo dei suoi lavori passa proprio attraverso questa fioritura di energie ri-scoperte che, dal sensibile dell’artista, si spostano all’intimo di chi osserva.

Il dialogo con l’intorno, con le contiguità di spazio-tempo, si ravvisano poi maggiormente nei suoi interventi di grande dimensione: riformulabili in ogni ambito, si calibrano proprio con gli assetti ambientali nei quali si inseriscono, traslando il loro sentire sulla convergente specificità dei luoghi e del loro vissuto quotidiano. Il lavoro di Gianfreda assume una connotazione che l’apparenta strettamente all’esperienza e al valore di un certo tipo di architettura. Quell’architettura che lascia un segno dialogante e di reciprocità con l’intorno, perdurante nel tempo e nella storia.

Del linguaggio della sua ricerca risultano altrettanto interessanti i progetti e le opere su carta, in queste riusciamo a leggere tutta la tensione propositiva, in germinazione, che viene poi liberata nella realizzazione definitiva delle opere. Le carte sono piccoli universi in cui tutto appare in divenire e in cui la fase esplorativa ed emotiva risultano più pronunciate e dirompenti.

Non resta che lasciarsi affascinare dai suoi interventi, dai piccoli pezzi da collezione fino a quelli di grande formati concepiti per gli spazi pubblici, e riuscire a percepire quella vibrazione sottile che anima e frammenta gli elementi, che contamina e ibrida le forme e le materie. Una scultura che si alleggerisce fortificandosi nel legame, alchemico e misterioso, tra le sue costituenti. Quello di Gianfreda è un lavoro fondato sulla consapevolezza dell’esperienza e della tradizione ma che rispecchia anche tutta la loro vivace attualità.

 

 




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